Serve&Volley is not dead!!!
Il gioco basato su servizio e volée (in seguito abbreviato S&V) non è morto e risulta ancora efficiente quando è eseguito bene. I giorni in cui i migliori giocatori usavano questa tattica su ogni prima e seconda di servizio potrebbero essere finiti, ma se questo gioco tattico viene utilizzato al momento giusto, conserva sempre la sua utilità. Tennis Chalk riporta, in seguito la traduzione di un lungo articolo, a cura di Simon Cambers, pubblicato da tennismajors.com quest’anno, ricalibrato in funzione degli ultimi eventi tennistici e integrato opportunamente.
Con la conclusione del primo evento del Grande Slam in Australia, in quel di Melbourne, si è ancora una volta osservato che la maggior parte degli scambi dei giocatori sono eseguiti, restando ancorati alla linea di fondo, come avviene oramai dagli ultimi 20 anni. I giorni in cui Stefan Edberg, Pat Cash, Pat Rafter e compagni scendevano a rete sembano un lontano ricordo.
Eppure, con quasi tutti i giocatori che effettivamente fanno la stessa cosa, per qualsiasi giovane giocatore che si avvicina al Tour in questi giorni, l’opportunità di distinguersi è veramente molto piccola. Fare quello che fanno tutti gli altri, ma meglio, è tutt’altro che facile. È in parte (ma solo in parte) il motivo per cui Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic (con l’aggiunta di Andy Murray), hanno dominato i più grandi tornei durante i primi due decenni di questo secolo.
I progressi nella tecnologia delle corde hanno reso più facile per i ribattitori giocare colpi carichi di topspin in modo che la palla raggiungesse i piedi degli incauti giocatori che si avventavano a rete per giocare un colpo di volo. La graduale omogeneizzazione delle superfici dei campi, con velocità del campo più lente che mai, è stata un fattore chiave. La crescente fisicità del tennis moderno, con la conseguente riduzione del numero di giocatori che tentano di eseguire il S&V in modo sistematico, spiegano perché questa tipologia di gioco si stia estinguendo.
Eppure, ci si chiede: si potrebbe ancora fare? Qualcuno con le doti fisiche di Boris Becker, il servizio di Pete Sampras, magari più alto e forte, potrebbe tornare a far risplendere il S&V? Il giornalista Simon Cambers ha posto la domanda sui social media, che ha ottenuto alcune risposte interessanti.
L’ex numero 1 del mondo Yevgeny Kafelnikov, un giocatore da fondo campo di prim’ordine, che era solito provare a servire per giocare al volo sull’erba dell’epoca scivolosa a Wimbledon, ha risposto che oggi sarebbe impossibile.
Ivan Ljubicic, l’ex numero 3 del mondo e ora allenatore di Roger Federer, è sulla stessa linea di Kafelnikov, indicando come i progressi nella tecnologia delle corde sono il motivo principale che fa propendere per il no.
Anche i giornalisti sono stati coinvolti nell’inchiesta, con Darren Walton, il corrispondente sportivo di lunga data dell’AAP (l’Associated Press australiana), che ha indicato come Roger Federer, abbia iniziato la sua carriera seguendo il servizio per giocare al volo con prima e seconda di servizio, specialmente a Wimbledon, ma ha poi progressivamente rinunciato ad adottare una simile tattica.
PAT RAFTER: “LE CORDE HANNO CAMBIATO IL GIOCO”
La domanda doveva essere necessariamente posta a uno dei migliori interpreti del S&V della sua, ma anche di altre generazioni, ovvero all’australiano Pat Rafter, che con il suo gioco basato su servizio e volée è riuscito a raggiungere la vetta della classifica in singolare. Il suo brillante servizio in “kick” e la straordinaria copertura della rete si sono rivelati più che sufficienti per vincere due titoli consecutivamente agli US Open nel 1997 e nel 1998. Non fosse stato per Pete Sampras (2000) e Goran Ivanisevic in quell’indimenticabile lunedì del 2001, sarebbe stato sicuramente anche lui un campione di Wimbledon, titolo che il suo gioco ampiamente meritava.
In un’intervista rilasciata a TennisMajors, Rafter ha detto, riferendosi ai tre grandi, che era difficile immaginare che qualcuno avesse così tanto successo in questi giorni.
“Non sembra davvero essere più vantaggioso giocare S&V“, ha detto Rafter durante una telefonata dalla sua casa nel New South Wales. “È una strana evoluzione del gioco e non so in che direzione proceda. Se i tennisti diventano più grandi, più alti, più forti, come dovrebbero cambiare le dimensioni del campo? E l’altezza della rete? Oggi mediamente siamo più alti di un metro e settanta centimetri (5 piedi e 7 pollici), l’altezza di Ken Rosewall(1,70) e Rod Laver (1,73).
Penso che le corde abbiano davvero condizionato il modo in cui il gioco può essere interpretato, consentendo ai giocatori di generare potenza, ritmo e rotazioni, anche se posizionati ben oltre la linea di fondocampo. Quando vedevi che il tuo avversario era lontano dalla linea di fondocampo, era logico prendere la via della rete per giocare al volo. L’avversario rispondeva al colpo di volo, normalmente con un pallonetto difensivo. I ragazzi di oggi sono atleti migliori e senza dubbio la tecnologia ha permesso loro di poter eseguire quei colpi da fondocampo.
PAT RAFTER: “OGGI NON SO COME INSEGNARE A QUALCUNO IL S&V!”
“Ho parlato con Goran (ndr Ivanisevic), e a quanto pare a Wimbledon è come se nel campo sia stato seminato dove l’erba cresce bella rigogliosa, e non dove è piatta e grigia”, ha detto. “Goran mi ha appena riferito, che dovrei vedere quanto è lento il campo negli spicchi con l’erba piatta e spelacchiata. Voglio dire che le palle erano sempre pesanti a Wimbledon, ma il campo era veloce. Se si confronta il modo in cui il campo si “colorava”, dopo qualche giorno del torneo, negli anni ’90 e dai un’occhiata a come appare il campo ora, noterai che è così verde, solo al centro.”
“Negli anni ’90, l’intera parte centrale, dopo qualche giorno di gioco era già consumata all’altezza della sezione a T, dove si correva, si impostava il passo per decidere se andare da una parte o dall’altra. Oggi non saprei come insegnare a qualcuno il gioco del S&V“.
Rafter ha ricordato una partita in particolare della sua carriera, allorquando si è reso conto che le corde stavano rendendo la pratica del suo gioco sempre più difficile.
“Ricordo di aver giocato con Gustavo Kuerten nella finale di Cincinnati (ndr finale del 2001 Kuerten 6-1- 6-3), che è stata intensa e veloce”. Ricorda Rafter: “Ho perso sia il primo che il secondo set. Kuerten era posizionato costantemente a circa sei metri dalla linea di fondo, snocciolando colpi vincenti. Ricordo che eseguivo servizi kick oppure slice collocati, fuori all’esterno, e andavo a rete e mi chiedevo cosa stesse succedendo? Presumo che sarebbe una situazione molto simile a quella odierna. Questa tendenza stava cominciando, quando io ero alla fine della mia carriera e stavo smettendo. Sarebbe davvero difficile immaginare come sarebbe andata la mia carriera con questi materiali. Penso che sarebbe stata dannatamente orribile”. Eppure, forse c’è ancora una speranza per il gioco di volo.
L’INCREDIBILE CRESSY E IL SUO SOLITARIO PERCORSO S&V.
Nel frattempo nel circuito sono apparsi nuovi personaggi come Maxime Cressy, Americano di origine francese, uno dei pochi giocatori del Tour maschile a praticare costantemente il S&V. Cressy ha recentemente raggiunto la finale del torneo di preparazione dello slam Australiano a Melbourne, migliorando la sua classifica, passando dal numero 168 al numero 59. Alto 1 metro e 98 centimetri (6 piedi e 6 pollici), sta dando non pochi grattacapi ai suoi avversari con il suo stile di gioco inusuale. Cresciuto in Francia, ha frequentato il college negli Stati Uniti e dice di sentirsi mezzo Francese e mezzo Statunitense. Il 24enne ha affrontato Rafael Nadal nella finale del torneo ATP 250 di Melbourne e ha percepito come lo spagnolo non fosse a suo agio.
“In realtà pensavo che la mia tattica funzionasse davvero bene, anche se ero un po’ stretto, pensavo comunque che lui (Nadal) non fosse a suo agio alla risposta”, ha dichiarato Cressy.
“Credo che il S&V sia efficiente perché porta l’avversario a giocare fuori dalla sua zona di comfort e sicurezza, e penso che potrà funzionare contro tutte le tipologie di giocatori. Ho già affrontato molti giocatori e non ho visto molti ragazzi davvero divertirsi a giocare contro questo stile di gioco. Di questo ne sono molto felice”.
VALE LA PENA PRATICARE IL S&V? LE STATISTICHE DICONO SÌ.
Nessuno si aspetta che le persone inizino a seguire il servizio a rete sulla prima e seconda di servizio, su ogni superficie. Ma Craig O’Shannessy, analista e guru delle statistiche, che cura il blog Brain Game Tennis, nel sito dell’ATP, sostiene da tempo il S&V sia una delle armi preferite dai giocatori.
Parafrasando Oscar Wilde, O’Shannessy ritiene che le notizie sulla morte del S&V siano state molto esagerate. Stefanos Tsitsipas è uno di quelli che usa questa tattica abbastanza regolarmente, mentre O’Shannessy indica che questa tattica decisiva, usata dal n. 1 al mondo Novak Djokovic contro il n. 2 Daniil Medvedev nella finale del Paris Masters a novembre, quando su 22 punti giocati S&V, il Serbo ne ha vinti 19.
“Djokovic ha vinto uno straordinario 86% dei suoi punti S&V, trovando la chiave di volta per rompere la monotona strategia di gioco da fondocampo del russo, basata sull’attaccare il Serbo nella gabbia del rovescio nelle situazioni di Advantage Court”, ha scritto O’Shannessy sul blog, pubblicato sul sito dell’ATP Tour. O’Shannessy ha condiviso due serie di statistiche con TennisMajors per illustrare perché il S&V, spiegando che questa tattica, mostra ancora percentuali di successo
Nella prima ha illustrato la percentuale di punti ottenuti S&V, giocati e vinti dai giocatori dall’edizione di Wimbledon del 2002 (anno in cui hanno cambiato la tipologia di erba seminata, rendendola più lenta), fino al 2019. Anche se la percentuale di punti S&V giocati è diminuita dal 33 per cento del 2002 al solo 5 per cento del 2019, ciò che è intrigante, è che la percentuale di punti vinti è cambiata di poco, attestandosi intorno al 70 per cento (67% nel 2002 e 68% nel 2019).
Ora, solo perché la percentuale di punti vinti S&V è rimasta quasi la stessa non significa che seguire il servizio a rete sia utile come lo era 20 anni fa. Con solo il 5% dei punti giocati nel 2019, semplici calcoli matematici mostrano, che il numero assoluto di punti giocati seguendo a rete il servizio, nonché di quelli vinti, è diminuito molto.
Il S&V, come tattica, resta comunque importante. È solo che, dal momento che tutti rispondono e passano molto meglio, di quanto abbiano mai fatto, è più difficile e generalmente viene utilizzata come tattica a sorpresa.
O’Shannessy ha anche condiviso le statistiche della finale degli US Open 2019, quando Rafael Nadal ha battuto Daniil Medvedev in cinque set, utilizzando il S&V in modo superbo.
CARILLO: “CI SERVE QUALCUNO FENOMENALE, MA È POSSIBILE”
Cresciuta a New York, Mary Carillo può vantare un posto di osservazione privilegiato, mentre osservava il suo amico d’infanzia John McEnroe servire e giocare al volo, ascendendo verso la vetta della classifica mondiale e allo stesso tempo collezionando sette titoli del Grande Slam.
L’americana Carillo è infatti una degli esperti televisivi più rispettati nel mondo del tennis. Ha vinto il titolo di doppio misto agli Open di Francia in coppia con McEnroe nel 1977 e fu immediatamente sbalordita dalle sue capacità nel gioco di volo. “Ciò che era sorprendente in John, è stato quanto bene potesse gestire il topspin di Bjorn Borg”, ha affermato Carillo a Tennis Majors.
“Penso che sia possibile il ritorno in auge del S&V. Ciò che ha cambiato l’efficacia del S&V in modo determinante è stato l’avvento del rovescio giocato a due mani. Quel colpo, per me, ha cambiato tutto. Sono stata allenata dal grande e compianto Harry Hopman a praticare S&V e questo è avvenuto quando tre dei quattro majors si disputavano comunque sull’erba e l’essenza del gioco era servire sul rovescio, andare a rete, mettere a segno la volée. E ora vorrei sottolineare, quante volte specialmente nell’odierno circuito femminile, i rovesci delle giocatrici sono migliori dei loro diritti? Quindi, la prima volée giocata sarà di approccio alla rete e probabilmente difensiva.
CARILLO: “SERVIRE SUL ROVESCIO, SCENDERE A RETE, CHIUDERE CON LA VOLÉE”
“Può succedere? Sì. Ma ci vorrebbe qualcuno di eccezionale, dotato non solo di un servizio terrificante, perché molte persone possono eseguire servizi vincenti, specialmente nel circuito maschile.
“Dovresti servire al corpo, per fargli colpire una risposta che sia difensiva o neutrale e poi forse hai una possibilità. Ma i giorni di Stefan Edberg, che sarebbe sceso sul suo servizio per avvicinarsi alla rete con una prima volée di approccio, sono forse finiti. Oggi poi i giocatori sono posizionati così indietro per rispondere meglio. Corde, telai della racchetta, fisicità del gioco e le dimensioni del campo sono effettivamente cambiate. Quindi, se vuoi praticare una tattica S&V, devi davvero conoscere molto bene il mestiere e sapere il fatto tuo.”
RAFTER: “PENSO CHE UNO COME PETE (SAMPRAS) POTREBBE PROBABILMENTE FARLO”
Rafter ha aggiunto che se qualcuno potesse sistematicamente oggi praticare il S&V, quel qualcuno dovrebbe possedere l’abilità di Pete Sampras.
“Sampras era diverso”, ha detto. “Non possedeva solo un gran servizio, ma era pure un grande atleta, quando voleva muoversi. Non era un tradizionale giocatore S&V, ma lo eseguiva per tutta la durata di un incontro. Penso che qualcuno come Pete potrebbe probabilmente farlo.
Ma Rafter ha anche aggiunto, che il fatto, che ci voglia tempo per imparare tutte le sottigliezze tattico-tecniche coinvolte nella tattica, lo rende ancora più difficile per i giocatori delle nuove generazioni.
“Sarebbe davvero interessante da vedere, ma il problema con il gioco S&V è che quando dici a un giocatore di 18 o 19 anni: ‘Bene, lavoreremo per i prossimi due anni sul S&V’, ci sono molte sfumature nel gioco da apprendere. Dove ti posizioni, dove colpisci, quanto duramente colpisci il servizio per arrivare a rete in tempo, conoscendo le debolezze dei giocatori che hai di fronte.”
RAFTER: “SERVIREI PER PIAZZARE UNA VOLÉE, NON PER FARE UN ACE!”
“Servirei per giocare una volée, e non per piazzare un ace. Quindi non lo so. Forse un giovane non lo può imparare in due anni, lo impara a partire dai 14 anni, essendo infilato regolarmente da passanti per tutto il tempo dell’apprendimento. E poi, quando raggiunge i 22 anni, si rende finalmente conto che questo è il modo in cui si gioca. Ecco quanto tempo, a me personalmente, mi ci è voluto. Quindi, a meno che tu non pratichi il S&V fin dalla giovane età, non lo so. Ma fino a quando i campi non diventeranno leggermente più veloci, ancora non so quanto sarà rilevante”.
EDBERG: “PER UN GIOCATORE D’ATTACCO È UN INCUBO! I GIOCATORI DI OGGI SONO MOLTO PIÙ FORTI ALLA RISPOSTA DI QUELLI DEI MIEI TEMPI”
E non potevamo non citare le dichiarazioni rilasciate qualche anno or sono, da un’altro grandissimo interprete del S&V, ovvero Stefan Edberg, vincitore di 6 slams. “Il gioco è totalmente cambiato. Oggi va tutto più veloce, anche se i campi hanno subìto un rallentamento. Per un giocatore d’attacco è un incubo, dato che ha bisogno di rimbalzi veloci sul servizio. Specialmente quando, come facevo io ai miei tempi, servizi con molto kick. In un torneo come Wimbledon non si ha più questo tipo di vantaggio. I giocatori di oggi sono molto più forti alla risposta di quelli dei miei tempi. È logico che non ci siano più tennisti d’attacco. Non avrebbero via di scampo.”
EDBERG: “IL GIOCO DI RISPOSTA È DIVENTATO ABBASTANZA PREVEDIBILE, SENZA IL S&V”
“In futuro i giocatori di potenza da fondocampo che sapranno venire a rete coi tempi giusti dietro al servizio saranno i tennisti dominanti. Dal momento che nessuno usa davvero il S&V oggi il gioco di risposta è diventato abbastanza prevedibile: mettere la palla in campo, preferibilmente profonda.
Ma se il giocatore al servizio attaccherà più spesso, questo non sarà più sufficiente. Sarebbe facile colpire al volo la risposta. Ciò significherebbe un tipo di gioco del tutto nuovo.“
Sergiy Stakhovsky, appena ritiratosi (ndr nel gennaio di quest’anno 2022), è stato uno dei pochi giocatori che ha servito regolarmente e per giocare al volo, la sua vittoria più eclatante è arrivata a Wimbledon nel 2013 quando ha sconfitto il campione in carica Roger Federer.
Dustin Brown, che una volta ha battuto Nadal a Wimbledon, è stato un altro recente esponente della tattica. Altri si sono dilettati – alcuni continuano a farlo – e Cressy crede che si possa fare, al massimo livello. “Ho preso la decisione molto tempo fa, quando avevo 14 anni, che volevo essere un’artista del S&V“, ha raccontato Cressy. “Nessuno è riuscito a convincermi a fare diversamente, anche se in tanti hanno cercato di farmi diventare un giocatore da fondocampo o di trasformarmi in un “big server”. Ma ho sviluppato un’enorme fiducia in me stesso, soprattutto perché è stata una mia decisione consapevole e non la decisione di qualcun altro di adottare questo stile di gioco, ed è il mio sogno riuscire a renderlo comune e utile in questa era tennistica. Spero di poterlo instillare nella convinzione di tutti i giocatori”, ha affermato Cressy in alcune recenti interviste.
Ottima sintesi dello sviluppo del gioco. Per parte mia ho abbandonato i sentimenti nostalgici verso il s’n’v qualche tempo fa, riguardando certe partite di Wimbledon anni Novanta: dimentichiamoci degli artisti alla Edberg e Rafter, per la maggior parte il volleatore vinceva ormai grazie al servizio potente che facilitava una semplice volée di chiusura. Quando non era il servizio stesso che aveva chiuso la questione. Gli scambi avevano raggiunto un tempo medio al di sotto dei due secondi ed era legittimo chiedersi, anche in quel caso, se fosse ancora tennis quello che si stava vedendo. Certo, i gestori dell’All England non potevano immaginare che, contemporaneamente a loro che rallentavano la superficie, la Luxilon stesse per rivoluzionare anche le corde.
Questa combo mortale ci ha regalato 15/20 anni di gioco da fondocampo, certo, ma allo stato dell’arte il s’n’v sta tornando in auge grazie alla dimostrata efficacia… con araldo sempre Roger Federer, che dal 2014 ha reintrodotto questa soluzione in maniera continuativa.
Ora vedo i giovani giocatori utilizzare questa tecnica non come tattica continuativa, ma come variante per sorprendere, disorientare e fare punto velocemente (persino su break point contro!): si pensi che lo fa spesso anche il citato Medvedev.
…e, posso dirlo? Come variante in alternativa al gioco aperto, il s’n’v mi intriga molto di più.
Ciao Unforgiven79, si adesso il S&V è ridotto a variante tattica. Ma sinceramente per farlo in modo continuativo, serve piazzare un buon servizio e avere mezzi atltetici notevolmente esplosivi, con gli odierni materiali. Vediamo cosa farà nella stagione su erba Maxime Cressy. Il problema che vedo io è come viene interpretata la prima o la seconda di servizio. Mi spiego meglio. È un colpo per favorire una discesa a rete per chiudere al volo oppure è un tentativo di eseguire un vincente. Anche qui andrebbe studiato questo approccio tanto sulle prime, quanto sulle seconde di servizio. Parliamone. Un caro saluto. Andrea