“TERRA! TERRA! TERRA ROSSA!!!?”
La vedetta non si sta emozionando perchè è appena sbarcata sul pianeta rosso, ma bensí perchè dalla costa ha avvistato campi da tennis di colore ocra! E allora comincia a chiedersi, quali sono state e sono ad oggi le migliori scuole tennistiche sulla terra battuta? Quali sono scomparse nel nuovo millennio e quali invece hanno consolidato la loro posizione egemone? Da che sport si potrebbe mutuare, un sistema che premia il rendimento su diverse superfici di gioco? A tutte queste domande, come pure ad altre si tenta di fornire alcune risposte alla nostra ipotetica vedetta, con il seguente scritto, supportato da un’analisi basata su contenuti grafici, ponendo il focus sui rendimenti dei tennisti di diverse nazioni nei tornei etichettati come “big titles” del mattone tritato.
Premesse metodologiche.
L’analisi condotta si è focalizzata sui cosiddetti “big titles”, Slams e Masters 1000 o qualunque fosse il loro nome dalla creazione del Grand Prix avvenuta nel 1970, considerando che da allora questi tornei speciali sono stati raccolti sotto varie sigle che sono state: Grand Prix Super Series (fino al 1989, includendo anche eventi del circuito WCT), poi Championship Series, Super 9 e Masters Series, prima di approdare all’appellativo odierno nel 2009. A questi è stato aggiunto il torneo olimpico di Barcelona 1992.
Nel caso della terra battuta i tornei pertanto considerati sono stati:
- Il Roland Garros dal 1968 ad oggi
- Lo USO dal 1975 al 1977
- I giochi Olimpici di Barcelona 1992, premiati con gli stessi punteggi di uno slam.
- I tornei di Roma e Montecarlo dal 1970 ad oggi
- Il torneo di Amburgo dal 1978, poi sostituito con Madrid dal 2009
- Il torneo di Toronto dal 1972 al 1975 e di nuovo nella stagione del 1978
- I tornei di Indianapolis e Boston dal 1974 al 1977
- Il torneo di Washington dal 1975 al 1977
- Il torneo di Forest Hills dal 1982 al 1985
Per studiare il rendimento per nazione dei suddetti tornei 4 osservazioni sono state compiute:
- Il punteggio totale aggregato ottenuto, con un sistema di punteggio molto semplice: da un lato, 2 punti per una vittoria Slam, 1 per una finale, 0,5 per una semi, 0,25 per un quarto; dall’altro, un punto per una vittoria in un 1000 o Masters Series o Super 9 che dir si voglia, 0,5 per una finale, e 0,25 per una semifinale.
- Il numero di giocatori che hanno espresso il punteggio totale di una nazione
- L’andamento temporale del punteggio aggregato, analizzando i picchi
- Il numero di zeri totalizzati dalle nazioni di punta.
I punteggi aggregati di ogni nazione sono stati costruiti considerando le eredità lasciate dai defunti stati nazionali. Così al punteggio totale della Russia sono stati attribuiti i punteggi dei tennisti dell’ex Unione Sovietica, con l’eccezione di Metreveli, il cui punteggio è stato attribuito alla Georgia.
Per quanto concerne gli stati smembrati, si è osservato, dove avesse la residenza il tennista in questione o che ruolo ricoprisse nell’ambito della federazione tennistica dello stato vigente. Così i punteggi di Jovanovic, Franulovic e Pilic sono stati conteggiati per la Croazia, il punteggio di Mecir per la Slovacchia.
Infine le cosiddette “naturalizzazioni” di tennisti sono state rotondamente escluse, considerando la scuola tennistica di origine. Quindi il punteggio di Lendl è stato attribuito interamente alla Repubblica Ceca, quelli di Kriek e Pattison al Sud Africa, Mulligan e Bob Hewitt all’Australia.
Ricordiamo, anche che nella stagione 1981 si assegnarono 10,5 punti, dovuti al fatto che la finale del torneo di Montecarlo non poté concludersi per le ripetute piogge, non assegnando il titolo a nessuno dei due finalisti. Per chi fosse interessato a compiere, ulteriori elaborazioni ecco disponibile il link su google drive. Fatte le debite precisazioni passiamo ad analizzare i risultati.
La distribuzione geografica dei punteggi.
Da una prima analisi della distribuzione geografica dei punteggi, risulta che 43 nazioni si sono spartite i 632,5 punti messi in palio, con l’ausilio di 262 giocatori. A farla da padrone è ancora l’emisfero boreale con Spagna, Stati Uniti, Svezia e Repubblica Ceca che hanno ottenuto punteggi tra i 30 e i 150 punti. Tuttavia, l’Argentina occupa il quarto posto poco distante dalla Svezia. In grigio possiamo apprezzare le nazioni che non hanno ottenuto alcun punteggio.
Considerando invece gli ultimi 22 anni abbiamo la seguente situazione, in cui notiamo ancora il buon rendimento del tennis su terra Argentino.
Punteggi totali per numero di giocatori.
Se consideriamo le nazioni che hanno ottenuto un punteggio superiore o uguale a dieci ecco che l’analisi si riduce a 16 nazioni, illustrate qui sotto.
Nel grafico sottostante è possibile apprezzare i punteggi totali aggregati associati al numero di giocatori che li hanno espressi.
Oltre ai valori astronomici di Spagna (solo cinque anni senza punti) e Stati Uniti d’America, colpisce la bontà della scuola Francese capace di portare a esprimere 21 giocatori per un totale di 27,75 punti e ad oggi la seconda nazione per numero di anni vuoti con soli 19 zeri, malgrado il trend nullo degli ultimi 5 anni. Anche il tennis su terra battuta Argentino, si distingue con i suoi 19 giocatori, capaci di produrre 48,5 punti, con 22 zeri.
Gli ultimi 22 anni: il nuovo millennio.
Ma tralasciando le ere geologiche e considerando gli ultimi 22 anni, possiamo osservare che 33 nazioni hanno partecipato alla spartizione dei 249 punti, con le nazioni Europee che hanno incamerato più dell’85% punti. In particolare le prime 11, della graduatoria, si sono portate a casa l’86% del punteggio complessivo assegnato. Pertanto, stabilendo di analizzare solo i paesi che hanno realizzato punteggi uguali o superiori a cinque, la situazione non cambia con riferimento al vertice assoluto dato che la Spagna totalizza 91 punti di cui il 65,11% apportati dal fenomeno di Manacor, ma decadono dalla nobiltà del mattone tritato Svezia (12), Repubblica Ceca (13), Stati Uniti (15), Australia (19) e Romania (25).
La solita Spagna mette tutti d’accordo, staccandosi nettamente tanto quanto a numero di giocatori, sia con riferimento ai punti racimolati. Argentina, Austria, Croazia, confermano la loro posizione, con la scuola Argentina, che ha comunque fatto bene in questo inizio secolo, nonostante alcuni suoi esponenti siano stati invischiati in scandali di doping.
Fatta eccezione per Brasile e Argentina, notiamo che sulla terra rossa a contendersi i principali titoli sono sostanzialmente le nazioni Europee.
Analisi delle serie temporali dei primi 5 paesi.
Analizziamo adesso le serie temporali delle prime 5 nazioni ossia di Spagna, Stati Uniti, Svezia, Argentina, Repubblica Ceca, considerando i picchi di rendimento.
Stati Uniti e Argentina.
Statunitensi Americani dominanti nel 76 con 7,25 punti totalizzati, composti dai 4 punti di Connors, 1,75 di Solomon, 1,25 di Dibbs, 0,25 di Stockton e nel 77 con 6,25 punti, composti da 1,5 di Connors, 0,75 di Solomon, 1 del compianto Gerulaitis, 0,75 di Dibbs, 2 di Gottfried e 0,25 di Stockton. Nella metà degli anni 70 vi erano però due stagioni su terra battuta: quella europea e quella Nord Americana, per cui i punti disponibili per quelle stagioni erano 20, arrivando ad essere il doppio degli attuali 11 nella stagione del 75. Il più recente picco della scuola Statunitense è stato prodotto nel 1992 con 4,25 punti, ma come abbiamo visto in precedenza gli Americani sono sostanzialmente scomparsi con il nuovo millennio dalla contesa dei grandi titoli del mattone tritato, giacché dei 20 zeri Statunitensi, 16 si sono registrati a partire dalla stagione 2000.
Per quanto riguarda i picchi di rendimento dell’Argentina sono stati realizzati nel 77, con Vilas che apportò la totalità dei 5,25 punti e nel 2004 con 6 punti ai quali hanno contribuito Gaudio (2), Coria (2,5), Nalbadian (1), Chela (0,25) e Zabaleta (0,25). Ricordiamo anche l’edizione del torneo di Amburgo del 2003, perchè i tennisti Argentini furono capaci di monopolizzare il torneo, occupando tutti i posti riservati ai semifinalisti, evento unico per un master 1000.
Curiosamente Vilas e Connors non ebbero mai modo di affrontarsi sui campi di terra rossa Europei, ma sempre sulla terra verde Americana, tra il 76 e il 77 a Forest Hills, con Connors che vinse la SF del 76 sull’Argentino, il quale seppe prendersi la rivincita in finale, nell’anno seguente. Avrebbero dovuto scontrarsi per il titolo a Montecarlo nella finale del 1981, ma per le ripetute piogge, in quell’anno la partita non potè disputarsi, assegnando a entrambi il titolo di finalisti, senza che vi fosse un vincitore reale.
Svezia e Repubblica Ceca.
Svezia e Repubblica Ceca hanno dominato le stagioni del mattone tritato degli anni 80, le cui vicende ricordano una riedizione della battaglia di Praga del 1648, battaglia mai completamente vinta dagli Svedesi, con i Cechi, capeggiati da Ivan Lendl nei panni di Rudolf von Colloredo, capaci di ribattere colpo su colpo al dominio Svedese, dato che il buon Ivan è uno dei pochi che può vantare un bilancio positivo contro i tennisti esponenti del paese delle tre corone, sul rosso. Al Roland Garros, ad esempio perse ai quarti nell’88 da Svensson, in finale nell’85 e negli ottavi nell’82 da Wilander e in finale da Borg nell’81, ma vinse in SF nell’84 e in finale nell’87 contro Wilander, in finale contro Pernfors nell’86, unitamente ad altre quattro vittorie contro illustri vichinghi nei turni precedenti. Considerando i tornei esaminati, solo a Roma gli Svedesi hanno almeno, pareggiato i conti.
Gli apici dei rendimenti Svedesi sono stati raggiunti con 4,5 punti sia nel lontano 1974 per effetto dei risultati di Borg, che nel 1985, anno in cui hanno contribuito Wilander con 3 punti, Sundstrom con 1 punto, Edberg e Nystrom con 0,25 punti a testa. Ma, purtroppo nel nuovo millennio, entrambe le scuole sono scomparse, con una preoccupante crisi di risultati di alto livello soprattutto, della scuola Svedese, che ormai non marca punti da più di un decennio. Infatti l’ultimo grande vichingo, capace di fermare Nadal al Roland Garros e di raggiungere la finale nel 2009 e 2010 risponde al nome di Robin Soderling e i fratelli Ymer, non appaiono al momento capaci di rinverdire i fasti gloriosi del passato.
In conclusione Stati Uniti, Repubblica Ceca e Svezia, al momento brillano di luce riflessa dal passato, apparendo come stelle opache e fioche nel firmamento attuale della terra battuta.
Casa Spagna.
Se togliessimo il BIG BANG Nadal, capace di riscrivere le mappe dell’universo tennistico della terra rossa, la Spagna capeggerebbe ugualmente la classifica combinata. L’ultimo zero Spagnolo nella stagione sul rosso è stato registrato nel 1987, con i tennisti Spagnoli da allora mai scesi sotto gli 1,25 punti realizzati nelle stagioni 1999 e 2000.
I picchi di rendimento Spagnoli sono stati raggiunti nelle stagioni 1998 e 2010, con 7,25 punti su 11 disponibili ma anche nel 1975 con 6 punti sui 22 disponibili. Se nel 2010 il fenomeno Nadal apporta 5 punti come nel 1975 Orantes ne apporta 5 e mezzo, per quanto concerne i 7,5 punti del 1998, non si può esattamente dire che vi sia un giocatore totalmente dominante, perché i punteggi appaiono più distribuiti. Infatti in quella stagione Carlos Moya apportò 3 punti, Albert Costa e Alex Corretja entrambi 1,5, Felix Mantilla 0,75 e Alberto Berasategui 0,5 punti. L’era Nadal per la Spagna, ha significato, non scendere mai al di sotto degli 1,5 punti incamerati nel 2015 e 2016, quando il rendimento del fenomeno di Manacor era condizionato da infortuni, raggiungendo anche altri picchi di rendimento ragguardevoli, in altre stagioni.
Rendimenti generazionali: arriva la generazione Alcaraz.
Il che ci porta ad analizzare il rendimento delle generazioni Spagnole, tentando di scontare l’effetto Nadal, di cui si è detto ampiamente. Si sono pertanto calcolati i rendimenti aggregati delle generazioni dei tennisti Spagnoli, componendo 7 generazioni, che sono le seguenti. Ecco in seguito i punteggi totalizzati da ciascuna generazione.
Qui si può osservare che togliendo i punti di Nadal alla quinta generazione, Ferrero, Ferrer, Robredo, Verdasco, Almagro e Andujar avrebbero realizzato 17,25 punti, che è un rendimento molto simile a quello della seconda generazione, ma distribuito su più giocatori. La migliore generazione Spagnola ad avviso dello scrivente, è stata la quarta generazione capace di esprimere 9 giocatori, pur senza non essere in grado di produrre il fenomeno assoluto, che arriverà successivamente. Attenzione, però che la settima generazione sta già bussando alle porte in modo fragoroso, dato che nelle ultime due stagioni Fokina e Alcaraz si sono già fatti vedere, raggiungengo i quarti di finale al Rolando, così come vincendo finali o arrivando a disputare l’atto finale di tornei master 1000.
Coppette di specialità e cambio delle superfici per la disputa dei tornei a squadre.
Purtroppo ci muoviamo in un mondo di business, di soldi, ed è più facile mantenere il cemento invece che terra o erba. Lo sport si muove in questa direzione, la mia sensazione è che sia sbagliata, ma è una opinione singola.
Rafael Nadal
Un primo punto riguarda la superficie scelta per disputare i tornei a squadre, che dovrebbe considerare anche la terra battuta, in qualche edizione della Davis o dell’ATP Cup, ridando fasti alla World Team Cup, manifestazione che si disputava in quel di Düsseldorf e che fu abbandonata nel 2012. Ricordiamo poi che le “Finals”, torneo riservato ai migliori 8 giocatori del circuito, mai sono state disputate su terra battuta.
Avrebbe, poi forse senso mutuare dallo sci, il modello delle coppette di specialità, dato che il tennis espresso su terra battuta è sensibilmente diverso da quello giocato su erba e su cemento indoor e outdoor. Così a fine anno potremmo valutare chi ha ottenuto più punti sul rosso, indipendentemente, dalle vittorie di titoli pesanti come i master 1000 e lo slam Parigino. Ma qui occorre considerare che la stagione dei tornei Europei, su terra battuta, si articola in due atti, esistendo una ghiotta anteprima che si gioca in Sud America da febbraio fino a inizio marzo.
Luglio: il secondo atto della stagione su terra battuta.
Infatti, chi tra gli specialisti del rosso non è riuscito a fare bene, nei 1000 e nello slam Parigino, che caratterizzano la prima parte della stagione, ha pur sempre a disposizione, il mese di luglio come riparazione, dato che in quel mese si svolgono 4 ATP 250 (Båstad, Gstaad, Kitzbühel, Umago) e un ATP 500 (Hamburg), con in palio ben 1500 punti. Possiamo pure parlare del secondo atto Europeo della stagione su terra battuta, che offre la possibilità a veri e propri specialisti di fare un filotto di punti, che poi si riveleranno utili per approdare alle finals. L’anno scorso infatti Casper Ruud, vincendo in sequenza Båstad, Gstaad e Kitzbühel, mise in cascina i punti necessari per andare a disputare le finals di Torino. In questo contesto forse il torneo di Amburgo potrebbe coraggiosamente e audacemente cambiare di superficie, sposando cemento o erba, al fine di riequilibrare le superfici su cui si gioca in luglio, che prevedono oltre ai citati tornei, anche la disputa, sul suolo Statunitense, del torneo di Atlanta su cemento e di Newport su erba. Nel caso Amburgo adottasse l’erba potrebbe essere l’atto conclusivo della stagione erbivora, mentre se volesse optare per il cemento, fungerebbe da antipasto per i 1000 Statunitensi.