“CHI È IL VICINO CON L’ERBA PIÙ VERDE?!!”
Archiviata la stagione tennistica sull’erba, con l’annunciato trionfo a Wimbledon di Novak Djokovic, edizione 2022 che non ha distribuito punti ATP, e che passerà alla storia per l’ostracismo verso i tennisti Russi e Bielorussi, ci si chiede quali siano state le migliori nazioni per rendimento nel tennis su erba. Soprattutto, alla luce dei tempi che stiamo vivendo, caratterizzati dalla condivisione delle informazioni e da una spiccata facilità negli spostamenti, covid permettendo, con l’accesso a diverse tecniche di allenamento, l’utilizzo di strumenti tecnologici, venendosi ad allentare le differenze tra le varie impostazioni delle scuole tennistiche nel globo, è legittimo interrogarsi, dove giace il giardino più verde. Persistono in ogni caso le differenze culturali, dovute al fatto di possedere o meno campi in erba, dove si sono scambiati i primi colpi, così come centri dove organizzare tornei su manti erbosi. Così se per un appassionato della racchetta Italiano o Spagnolo, conoscere chi ha vinto il torneo di Roma e il Roland Garros, ha una valenza, per un devoto conoscitore Inglese può avere molto più senso sapere chi ha vinto il Queens e il torneo di Wimbledon.
DA PRINCIPESSA A CENERENTOLA.
In questo quadro, i tornei su erba sono passati dall’essere la superficie dominante negli slam a ridursi, dalla stagione 1988 al solo torneo di Wimbledon, con un passaggio repentino dallo slam Parigino a quello Londinese di appena una settimana, che via via, nel corso del tempo si è allungato, fino ad arrivare alle odierne 3 settimane. La stagione dei tornei su erba è stata pertanto all’inizio dell’era open molto frastagliata, sparpagliata nel corso dell’anno in tre continenti e ha subito molti scombussolamenti, con tornei anche storici che sono venuti meno, sia per decisioni delle federazioni nazionali, sia perché non riuscivano a trovare spazio nel circuito professionistico. Fortunatamente, nei primi anni 90, nuovi eventi nacquero, con la costruzione del circuito ATP e poi a partire dalla stagione 2015, per contingenze favorevoli, si è aggiunta una settimana in più utile per preparare lo slam Britannico, configurando l’attuale stagione che prevede 6 settimane, partendo con i tornei di Stoccarda e Rosmalen-‘s-Hertogenbosch, proseguendo con i tornei del Queens e di Halle, poi con Eastbourne e Mallorca prima di arrivare al clou con il torneo di Wimbledon e chiudendosi tradizionalmente oltreoceano con il torneo di Newport.
Per verificare i rendimenti nazionali anno per anno, un nuovo dataset è stato creato in modo da poter costruire i punteggi aggregati. L’analisi è stata focalizzata non solo sui cosiddetti “big titles erbivori”, Slams e ATP 500 considerati storici come il Queens e Halle, ma verte pure sui tornei minori come gli ATP 250, disputati con regolarità, qualunque fosse il loro nome dalla creazione del Grand Prix avvenuta nel 1970, considerando che da allora questi tornei speciali sono stati raccolti sotto varie sigle, prima di approdare all’appellativo odierno nel 2009, ATP di categoria 250. A questi è stato aggiunto il torneo olimpico di Londra del 2012 e le finals del 74 che si sono disputate a Melbourne. Ricordiamo inoltre che l’era attuale del tennis professionistico, definita Open cominciò nel 1968 quando i tornei del Grande Slam consentirono ai giocatori professionisti di competere con i dilettanti, ponendo fine alla divisione che persisteva dagli albori di questo sport nel XIX secolo. Il primo evento aperto è stato il British Hard Court Championships del 1968 tenutosi ad aprile, seguito dall’evento inaugurale del Grande Slam, l’Open di Francia del 1968, un mese dopo.
Nel caso della stagione su erba i tornei pertanto considerati sono stati:
- Wimbledon dal 1968 ad oggi
- Lo US Open dal 1968 al 1974
- L’Australian Open dal 1969 al 1987
- Eventi speciali come i giochi Olimpici di Londra del 2012 e le ATP Finals del 74 che si svolsero a Melbourne
- I tornei del Queens dal 1970 ad oggi e di Halle dal 1993 ad oggi, categorizzati come ATP 500
- I tornei oggi di categoria ATP 250 di: Newport dal 1976, Rosmalen- ‘s-Hertogenbosch dal 1990, Stoccarda dal 2015.
- L’attuale torneo di Eastbourne è stato considerato in combinazione con i tornei di Nottingham e Manchester. Nottingham dopo una breve parentesi tra il 1970 e il 1977 a livello di circuito Grand Prix, fu ripristinato dall’ATP nel 1995. Tuttavia nel 2009, la LTA decise ancora di ricollocare l’evento a Eastbourne, fatta eccezione per le stagioni 2015 e 2016. Dal 2017 si è ritornati a Eastbourne dove si disputa un torneo “combined”, che ha il rango di ATP 250 per gli uomini, mentre a Nottingham si disputa un Challenger 125. Manchester invece è in grado di vantare una storia centenaria, ma l’ultimo torneo appartenente al circuito ATP è stato celebrato nel 1994. Da qualche anno sui campi del Northern Lawn Tennis Club, si è ritornati a organizzare un torneo challenger. Quindi ricapitolando valuteremo i risultati dei tornei di:
- Manchester dal 1990 al 1994, dato che non sempre erano rintracciabili i risultati delle semifinali dal 1970 al 1989, anni in cui il torneo apparteneva al circuito Grand Prix
- Nottingham dal 1995 al 2008, e per le edizioni 2015 – 2016
- Eastbourne dal 2009 al 2014 e poi dal 2017 ad oggi
- Il torneo di Mallorca non è stato considerato nel computo, dato che si considerano tornei in calendario, dei quali si siano disputati almeno 5 edizioni, cecando di tracciare una certa continuità della superficie di gioco e non come successo ad Antalya, torneo che si disputò su erba solo per tre edizioni, prima di passare al cemento outdoor.
Ricordiamo che nessun torneo su erba è stato disputato durante la stagione 2020, a causa della pandemia COVID-19. Per studiare il rendimento per nazione dei suddetti tornei, 4 osservazioni sono state compiute:
- Il punteggio totale aggregato ottenuto, con un sistema di punteggio molto semplice: da un lato, 2 punti per una vittoria Slam, 1 per una finale, 0,5 per una semi, 0,25 per un quarto; dall’altro, un punto per una vittoria in un ATP 500, 0,5 per una finale, e 0,25 per una semifinale, 0,5 punti per la vittoria in un evento ATP di categoria 250, 0,25 per una finale e 0,125 per una semifinale. Nel caso dei giochi Olimpici di Londra 2012 e delle Finals del 1974, il punteggio attribuito è stato di 1,5 per la vittoria, 0,75 per la finale e di 0,375 per le semifinali raggiunte.
- Il numero di giocatori che hanno espresso il punteggio totale di una nazione
- L’andamento temporale del punteggio aggregato, analizzando i picchi e il numero di zeri totalizzati dalle nazioni di punta.
Prima di procedere nell’analisi occorre sgomberare il campo con alcune precisazioni metodologiche. I punteggi aggregati per nazione sono stati costruiti considerando le eredità lasciate dai defunti stati nazionali. Così al punteggio totale della Russia sono stati attribuiti i punteggi dei tennisti dell’ex Unione Sovietica, ove questi fossero rimasti ancorati alla federazione di tennis Russa, mentre diversamente alle repubbliche nate sulle ceneri dell’ex Unione Sovietica come ad esempio nel caso di Metreveli, il cui punteggio è stato attribuito alla Georgia. Per quanto concerne gli stati smembrati, si è osservato, dove avesse la residenza il tennista in questione o che ruolo ricoprisse nell’ambito della federazione tennistica dello stato vigente. Così i punteggi di Pilic sono stati conteggiati per la Croazia, il punteggio di Mecir per la Slovacchia, e il punteggio di Živojinovic è stato attribuito alla Serbia.
Infine le cosiddette “naturalizzazioni” di tennisti sono state rotondamente escluse, considerando la scuola tennistica di origine. Quindi il punteggio di Lendl è stato attribuito interamente alla Repubblica Ceca, quelli di Kriek e Curren al Sud Africa, quello di Rusedski al Canada.
Alcune curiosità. Nella stagione del 1977 si svolsero due edizioni del major Australiano una a gennaio un’altra a dicembre, dovuto al fatto che gli organizzatori vollero spostare il torneo a dicembre, spostamento che è durato fino alla stagione del 1985. L’anno seguente l’Australian Open non si disputò. Per chi fosse interessato a fare ulteriori elaborazioni qui viene riportato il link del dataset al drive di google. Fatte le debite precisazioni passiamo ad analizzare i risultati.
LA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEI PUNTEGGI.
Da una prima analisi della distribuzione geografica dei punteggi, risulta che 54 nazioni si sono spartite i 678 punti messi in palio, con l’ausilio di 424 giocatori. A farla da padrone è ancora l’emisfero boreale con gli Stati Uniti, ma l’Australia si è dimostrata un valido contendente. La terza forza in campo è la Germania, seguita dalla Svezia.
Ma perchè ha senso considerare gli ultimi 22 anni?
Per via del cambio di composizione del manto erboso a Church Road. Infatti, l’erba più famosa del mondo è stata per anni il risultato di una miscela che al 70% utilizzava la Lorrina Perennial Ryegrass (loietto perenne) e al 30% il Barcrown Creeping Red Fescue (festuca perenne), con una composizione atta a garantire un manto più soffice ma decisamente meno regolare e affidabile nel rimbalzo. Dal 2001 in poi, tuttavia i campi di Wimbledon sono realizzati esclusivamente con Perennial Ryegrass, il loietto inglese, e ciò oltre a un differente e ben più marcato lavoro con i rulli (più pesanti rispetto al passato), ha decretato che le palline avessero un rimbalzo molto più alto, regolare e prevedibile sulla superficie costituita da un monotipo d’erba tagliata a 8 millimetri. I materiali tecnici moderni hanno poi fatto il resto, marcando evidentemente la differenza con il passato (Simone Eterno – Eurosport – 2015).
Pertanto, considerando invece gli ultimi 22 anni abbiamo la seguente situazione illustrata sotto, in cui non possiamo fare a meno di notare la progressione della Svizzera, con differenze che sembrano attutirsi una svolta dismessi i risultati delle prime tre decadi dell’era open. Nel nuovo millennio, possiamo osservare che 46 nazioni hanno partecipato alla spartizione dei 273 punti, con le nazioni Europee che hanno incamerato più del 73% dei punti.
Punteggi totali per numero di giocatori: analisi comparata con i primi 22 anni del milennio.
Se consideriamo le nazioni che hanno ottenuto un punteggio superiore a dieci e quelle che hanno ottenuto un punteggio uguale o superiore a cinque negli ultimi 22 anni, ecco che l’analisi si riduce a 15 nazioni, illustrate qui sotto.
E il grafico sottostante fa ben vedere la distribuzione spaziale in funzione del punteggio complessivo e del numero di giocatori che hanno concorso a esprimerlo.
Con riferimento agli ultimi 22 anni, possiamo osservare che:
- le 12 nazioni Europee hanno incamerato più del 75% del punteggio totale,
- la Svizzera si porta al comando,
- decadono dalla nobiltà verde il Sud Africa (18) e l’ Argentina (16), andando fuori dalle prime 15 nazioni mentre vengono ridimensionati i pesi di Svezia (14), Repubblica Ceca (13), mentre Australia (6) e Germania (8) resistono dentro le prime 10.
Il grafico sottostante illustra la distribuzione spaziale, che si è prodotta negli ultimi 22 anni, in relazione al punteggio parziale e al numero dei giocatori che lo hanno prodotto.
Analisi delle serie temporali dei primi 9 paesi con punteggi similari.
Analizziamo adesso le serie temporali delle prime 11 nazioni, considerando i picchi di rendimento nel confronto diretto, tra paesi con punteggi similari, in una sorta di Davis erbivora.
USA Vs Australia: due pesi massimi della specialità.
Australia e Stati Uniti sono gli unici paesi ad aver superato la fantomatica quota 100 nel punteggio totale, facendo puntuare rispettivamente 55 e 94 giocatori. Inoltre gli Statunitensi non hanno mai fatto registrare uno zero contro i 4 (1989, 2007, 2008, 2012) degli Australiani, che tuttavia detengono il picco di rendimento assoluto registrato nel 1969 con 11,5 punti sui 15 disponibili. Da lì in poi la scuola Statunitense ha registrato una tendenza dominante con il suo picco assoluto registrato nel 1982 (8,75), ma degni di nota sono pure i valori del 1971 e 1974 con 8 punti e del 77 con 7,75 punti. Gli apici più recenti nei rendimenti sono stati registrati nel 1994 e nel 1999 con 4,75 e sono dovuti al fatto di aver fruito di campioni come Sampras, Agassi al massimo dello splendore. Gli Australiani che hanno totalizzato più punti sono nell’ordine Newcombe (16,625), Rosewall (12) e Hewitt (10), mentre tra gli Statunitensi si distinguono Connors (20,75), Sampras (18,75) e McEnroe (16,375). In conclusione sebbene queste due nazioni non vincano Wimbledon da almeno quattro lustri (l’Australia dal 2002 con Hewitt e gli Stati Uniti dal 2000 con Sampras), ci sembra che siano comunque in salute, in quanto piazzano finalisti oppure semifinalisti, molto spesso vincendo tornei minori.
Germania Vs Svezia: Edberg o Becker?
Germania e Svezia rievocano ai più, la rivalità degli anni 80 e primi anni 90 tra Edberg (13,75) e Becker (16,75), che sono coloro che detengono i maggiori punteggi sui tornei disputati su erba per le loro nazioni. Se fino al 1990 sostanzialmente vi è stato un predominio Svedese nel computo dei punteggi totali, negli ultimi 30 anni la scuola erbivora Svedese è sostanzialmente sparita imponendosi su quella teutonica solamente in quattro occasioni che sono accadute nel 1996, 1998, 2001 e 2005. Bisogna però sottolineare che quello che hanno lasciato come eredità Becker e Stich sono stati due tornei organizzati sul suolo Germanico rispettivamente ad Halle e Stoccarda. Per cui, pur senza vincere Wimbledon, come avveniva in passato, gli eredi di Becker hanno pur sempre raggiunto i quarti di finale a più riprese con F. Mayer, Kiefer e Kohlschreiber, dopo essersi allenati al gioco nelle palestre verdi di casa, raggiungendo semifinali e finali, se non vincendo i tornei locali. Non fa eccezione a questa regola il buon Oscar Otte, rivelazione della finestra Tedesca erbivora del 2022. Appare quindi importante possedere un torneo, almeno di categoria 250, in modo tale da stimolare i giocatori di una nazione ad apprendere le abilità insite nel gioco su erba. L’aggiudicazione a Mallorca a scapito di Monza, di un ulteriore torneo sul verde, dal punto di vista dello scrivente è una perdita arrecata alla crescita del movimento nazionale, specialmente per quanto concerne le abilità da acquisire per padroneggiare il gioco su questa superficie ingannatrice. Tra l’altro l’importanza del torneo di Mallorca è stata rivendicata recentemente anche da Rafa Nadal, che ha approfittato delle strutture del country club Mallorca, per ritrovare le sensazioni del tennis su erba. Il picco di rendimento dei Tedeschi si è registrato nel 1991 con 3,625 punti mentre quello Svedese nel 1985 con 3,5 punti. Per quanto concerne i 20 zeri totalizzati dalla Svezia, si nota che si concentrano negli ultimi ventidue anni, dato che dal 2000 in poi gli alfieri delle tre corone ne hanno annoverati 13, mentre dei 19 zeri della Germania, 15 sono stati registrati sostanzialmente prima dell’avvento dell’era Becker nel 1984.
Svizzera, Francia e Regno Unito: l’importanza di chiamarsi Roger.
Considerando queste tre nazioni si evince ciò che è stato Roger Federer per il gioco su erba, dato che capeggiando la classifica del rendimento su erba con 35,25, ha apportato il 94,63% di punti degli Svizzeri. Svanito il Guglielmo Tell di Basilea, in casa Svizzera in questo 2022, hanno registrato il loro primo zero, dopo ben 22 anni, di risultati più che positivi, con un picco di 3,25 nel 2012, su 15 punti possibili. Segue la scuola Francese che pur senza vincere il torneo più prestigioso a Church Road, ha piazzato specialmente negli anni 90 un finalista come Pioline ed è stata capace di raggiungere le SF a più riprese nel corso del decennio scorso con Tsonga e Gasquet , riuscendo ad oltrepassare la barriera dei 30 punti. I Francesi hanno inoltre vinto ben 16 ATP 250 e due volte il torneo di Halle con Leconte (1993) e Humbert (2021), anche se la tendenza dell’ultima decade sembra non essere troppo incoraggiante, dopo il massimo toccato nel 2007 con 2,5. Nell’economia del punteggio dei transalpini Gasquet apporta la cifra significativa di 3,5. E terminiamo con i Britannici, inventori del gioco moderno del tennis su erba, essendo l’unica nazione che si mantiene alla medesima posizione, considerando i rendimenti complessivi dell’era open e quelli degli ultimi 22 anni, ovvero alla settima. Dopo un buon punteggio fatto registrare nella stagione 77 (1,5), con Lloyd, Cox e Drysdale, capaci di raggiungere finali e quarti di finali all’Australian Open e al Queens, il paese di Albione ha ritrovato vigore dalla metà degli anni 90 con Tim Henman, registrando tuttavia i migliori rendimenti in corrispondenza delle stagioni d’oro di Sir Andy Murray, ovvero il 2012 (2,5), 2013 (3) e 2016 (3).
Spagna Vs Repubblica Ceca: tra precursori e nuovi interpreti.
Mai come in questo caso la differenza l’hanno fatta i campioni per queste due nazioni che consideriamo elite tennistica. Così se nei primi anni 70 e durante gli anni 80 Kodes e Lendl facevano la differenza, sul finire degli anni 60 Gimeno e Orantes apportavano punti erbivori pesanti, ma non come nelle ultime tre decadi sono stati capaci di fare Rafael Nadal e Feliciano Lopez.
L’apice del rendimento degli Spagnoli è stato raggiunto nel 2008 con 4 punti, mentre per quanto riguarda i Cechi, bisogna risalire fino al 1973 per rintracciare i 3 punti, dovuti a Kodes vincitore del torneo di Wimbledon, passato alla storia per il boicottaggio. Rileviamo un’assenza Spagnola, dal radar dei punti su tornei erbivori dal 1973 al 1998, mentre gli zeri Cechi sono concentrati tra il 1975 e il 1982, con una tendenza però incline al non ritrovare dei degni eredi, marcata da assenza di punteggio anche negli ultimi 4 anni. Nel 1999, 2006 e 2007 le due nazioni curiosamente, risultarono appaiate per quanto concerne i punteggi con 0,25, 1, 1,25. Con riferimento ai giocatori si segnalano per gli Spagnoli oltre al solito Nadal con 10 punti, Lopez con 4,75 e Gimeno con 1,5, mentre per i Cechi Lendl (8,75), il citato Kodes (4,75) e Berdych (4,25).
Croazia e Serbia: fratelli coltelli.
Mai come in questo caso la scissione della Yugoslavia, avvenuta per mezzo di una sanguinosa guerra civile ha liberato tutto il potenziale del tennis Croato e Serbo. Infatti se fino al 1990, anno in cui scoppiarono i tristi eventi bellici, la Croazia poteva vantare solo su un quarto di finale nel 1973 a Wimbledon di Niki Pilic, mentre il punteggio Serbo si reggeva sulle strabilianti performance, registrate negli anni 80, di Slobodan Živojinović, capace di raggiungere le SF a Wimbledon, in Australia e al Queens, da lì in poi almeno per i Croati la musica cambiò, con l’arrivo di Goran Ivanisevic, che gettò i semi per una fiorente scuola, con i vari Karlovic, Ljubicic, Ancic e Cilic. La Serbia per scrollarsi lo zero periodico, del dopo Živojinović dovette attendere fino al 2007, con i primi punti marcati dal fenomenale Novak Djokovic, le cui imprese a Church Road sono oramai note ai più ferventi devoti. Da notare che attualmente Novak e Goran, sono adesso uniti in un sodalizio, che si sta rivelando tra i più vincenti del circuito. In casa Croata i picchi di rendimento si sono registrati nel 2001 e nel 2018 (2), essendo i primi tre tennisti per punteggi registrati nel corso della loro carriera il citato Ivanisevic (7,25), Cilic (6,125) e Karlovic (3,375). Per quanto concerne i Serbi registriamo il punteggio stratosferico di Djokovic di 19,375, che di fatto sostiene il suo paese, seguito dai sempreverdi 1,5 punti di Živojinović, con i picchi di 2,5 registrati nel 2015, 2018 e 2022. In conclusione, allo scrivente pare che la scuola Croata, abbia in sé più varianti per sopravvivere alla mancanza del supercampione, nella prospettiva di chiedersi, cosa resterà del tennis Serbo, quando la leggenda di Belgrado si ritirerà dalle scene.
Discussioni sull’organizzazione di un 1000 su erba.
E qui ci sono due opinioni sull’idea di portare a 10 i Masters 1000, aggiungendone uno su erba, progetto che l’ATP ha in cantiere, sotto la gestione Gaudenzi. Da un lato vengono nutrite perplessità, dato che, un 1000 su erba ammazzerebbe tutto il resto della stagione erbivora, costringendo tutti i giocatori collocati nelle prime 50 posizioni a partecipare a quel torneo e renderebbe tutto complicato per gli altri eventi riuscire ad attirare giocatori che fanno la differenza a livello di botteghino. Il rischio potrebbe essere che un torneo 1000 su erba cannibalizzerebbe tutto quanto, anche se osservando equivalenti eventi sulla terra battuta, si nota che questi sopraviveranno anche al futuro allungamento di una settimana dei due tornei 1000, nella stagione 2023. Infatti è evidente che gli equivalenti 250 e 500 su terra battuta, come Barcelona, Estoril, Monaco, Marrakesh, Belgrado, Lione e Ginevra, rimarranno nel calendario. Dall’altro le ragioni dei fautori di un grande torneo su erba prima di Wimbledon, sono che un torneo che distribuisce 1000 punti al vincitore dovrebbe esistere per ogni superficie, dato che al momento la terra ne può vantare 3, il cemento outdoor addirittura 5 e cemento indoor uno. Ciò consentirebbe di premiare gli specialisti del tennis su erba al di là dei risultati ottenuti nello slam Londinese.
E ovviamente questo torneo dovrebbe essere il Queens o Halle o in alternativa ogni anno o ogni due anni a rotazione, dato che questi tornei si disputano nella seconda settimana della stagione erbivora.
Da un lato la nobile tradizione del Queens , mentre dall’altro l’innovazione, che ha permesso alla stagione su erba di consolidarsi. Allo scrivente piacerebbe che l’innovazione fosse premiata, e si spiegherà di seguito di quale innovazione si tratta.
Ma perchè è così importante il torneo di Halle?
La crisi dei tornei giocati su erba, probabilmente iniziò nei primi anni ’70. A quel tempo, come osservato in precedenza, tre dei quattro tornei del Grande Slam si giocavano sul manto erboso e c’era una fiorente stagione sia prima che dopo lo Slam di Londra, con sedi costiere britanniche come Frinton, Felixtowe e Hoylake che attiravano tutti i principali giocatori prima di attraversare l’Atlantico per lo swing Statunitense.
Con gli annunci dati dalla USTA nel 1975 e da Tennis Australia circa un decennio dopo, di voler abbandonare l’erba a favore di altre superfici, sul finire degli anni 80, si era venuta a creare una situazione che vedeva solo 5 tornei su erba di livello nel tour, ubicati per lo più nel Regno Unito (uomini a Manchester e Queen’s, donne a Birmingham ed Eastbourne, entrambi nei pressi di Londra), con un evento residuo sul suolo Americano, a Newport, Rhode Island. Inoltre, a Londra serpeggiavano dei mormorii sull’erba, anche se la tradizione del venerato evento tendeva ancora a prevalere sui brutti rimbalzi.
In questo quadro nel 1990, nei Paesi Bassi emerse un nuovo torneo sul verde, che fu pomosso dal distretto di Rosmalen, non avendo mai l’aspirazione ad essere altro che un evento di riscaldamento e preparazione per Wimbledon. Tuttavia il torneo di Rosmalen-‘s-Hertogenbosch, continua a disputarsi con regolarità, dato che è riuscito a trovare una buona collocazione nel calendario, guadagnando una discreta schiera di giocatori, che amano recarsi nei Paesi Bassi per la competizione. Halle venne alla luce nel 1993, per una sorta di incidente di percorso. Un imprenditore di una piccola città, Gerhard Weber aveva fatto fortuna disegnando abiti per donne di mezza età con il marchio Gerry Weber. Dato che era un fervente appassionato di tennis, chiese all’ATP uno spazio settimanale nel calendario per organizzare un evento sulla terra battuta. Gli fu assegnata la settimana prima del torneo di Wimbledon. Dopo aver maledetto la sua fortuna (chi potrebbe mai far funzionare un torneo sulla terra battuta la settimana prima del major Britannico?) decise di far disputare il suo evento sull’erba, facendo costruire uno stadio dalla capienza di 12.300 posti nella sua città natale di Halle in Westfalia che conta circa 20.000 abitanti. Ma nemmeno i milionari possono controllare le bizze del tempo e il torneo perse un’intera giornata a causa della pioggia nel suo primo anno, di presenza nel calendario. Così Weber nello stesso anno, stupì la stampa sportiva alle ATP finals di Francoforte annunciando che avrebbe costruito un tetto sul suo campo centrale per l’evento del 1994. Fu un evento rivoluzionario, dato che il tennis su erba sotto un tetto non era mai stato giocato prima, ma nel 1994 si svolse.
Così, quando lo slam Londinese decise nel 2004 di costruire un tetto sul campo centrale in tempo per l’edizione del torneo del 2009, aveva già il know-how di Halle e dell’Australian Open a cui attingere, insieme all’esperienza di altri sport che avevano aperto la strada alla pratica dello sport, su un manto erboso sotto un tetto retrattile.
Infine l’umile l’opinione dello scrivente, per quanto possa essere rilevante, è che si dovrebbero premiare i tennisti che hanno totalizzato i maggiori punteggi per superficie, considerando anche la differenza tra il cemento indoor e outdoor, seguendo il modello tracciato dallo sci alpino, dove si premiano i vincitori di specialità, oltre al vincitore assoluto con la coppa del mondo generale.
Sai che il venerato Rino Tommasi (tuo compagno di statistiche) sarebbe nettamente d’accordo? Ricordo bene come si espresse senza mezzi termini: “Ah, per me Rusedski è e rimane un tennista canadese, checché ne vogliano dire gli inglesi!”.
Un’osservazione su USA ed Australia: sì, riescono oggi a raggranellare con una certa costanza quarti di finale (anzi, quest’anno addirittura la prima finale Aussie dai tempi di Phillippoussis), ma il grafico rimane comunque impietoso e rimangono in ogni caso delle nobili decadute. Fosse il grafico della redditività di un’azienda, nulla la salverebbe dalla ristrutturazione.
Ciao mitico Unforgiven79, sulle naturalizzazioni aveva pienamente ragione Tommasi. Il perchè è facile da spiegare, dato che in giovane età questi tennisti andavano alla scuola del paese di origine, che li ha formati. Lo stesso argomento lo uso per difendere Sinner dagli Italioti, che lo accusano di essere Austriaco.
Sulle nobili decadute, è parzialmente vero, se si guardano i punteggi e il numero di giocatori che li hanno espressi negli ultimi 22 anni. Ma a me piacerebbe che i nostri facessero buoni risultati sui tornei erbivori per 10 anni, dato che con Berrettini ci stiamo abituando bene. Per dare un’idea gli Statunitensi Americani hanno vinto Eastbourne e Newport e fatto quarti a Wimbledon, mentre gli Australiani dopo tanto tempo hanno raggiunto la finale. Insomma ci sono e stanno là.
Basta che uno dei grandi cali di rendimento e loro piazzano qualcuno da quelle parti.
E allora a me piacerebbe che anche i nostri siano sempre là, come è successo quest’anno.
Un caro saluto. Andrea.