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Quando “IL” Tennis chiama… a Lorenzago di Cadore

Unforgiven79

Sarò schietto e brutale: io, di mio, non sarei un grande amante della montagna, almeno d’estate.

Certo, per chi è vittima della fornace estiva è un dolce refrigerio e, sicuro, le salutari passeggiate su è giù lungo i sentieri sono un toccasana per la preparazione atletica di noi tennisti. Assolutamente, non metto in dubbio tutto questo. Né nego che il contatto umano con gli abitanti dei monti è spesso molto più semplice, diretto e piacevole che coi cacazibetti di pianura e di città che ti ritrovi ad accalcare le spiagge più in voga.

Purtroppo, io comunque associo l’estate alle onde del mare salato ed allo iodio che ti inonda le narici… forse anche allo scassaballe coccobello ed alla sabbia che ti inzacchera ovunque. E’ un mio limite, e ne sono ben conscio, ma io mi ci rilasso, in questo pantano umano.

Dunque, cosa può fare uno scarsamente sentimentale come me che, pur non indifferente al fascino delle nostre gagliarde Dolomiti, si limita ad ammirarle rimanendo ben inchiodato a quota 1100? Ho ritenuto, a ben donde, che tra i doveri coniugali non vi fosse assolutamente quello di percorrere i sentieri assieme: è una posizione che mia moglie certamente non apprezza, ma che pazientemente sopporta. Rimasto quindi solo ed ozioso al campo-base del paese, capita che, incredibilmente, del sano tennis accorra in mio soccorso, a mo’ di San Bernardo con fiaschetta annessa. Anzi, come vedremo, a salvarmi è proprio… “il” tennis.

Facendo base poco distante, ero venuto a sapere dell’esistenza di uno storico circolo a Lorenzago di Cadore. “Strano – aveva commentato il sergente Hartman – io ho sempre saputo che a Lorenzago ci sono solo papi e Tremonti! Tu non hai la tiara, quindi il cerchio si restringe!” .

La prima volta, dunque, mi diressi in tale paese limitrofo (in auto, certo, che pensavate?) e, facendomi largo fra tutti quei Tremonti che riempivano piazze, strade e viuzze, arrivai al circolo. Mosè aveva dovuto dividere le acque. Io, guidando un po’ più garibaldino del necessario, dovetti dividere le maree di Tremonti per passare in mezzo e raggiungere la mia personale Terra Promessa agonistica.

Il circolo appare essenziale, ma dotato di tutto ciò che ci serve: due campi in terra rossa ben tenuti, la casetta che fa da ufficio con spogliatoio, servizi e doccia, nonché svariate panche e tavoli a bordocampo per un’ossigenante socializzazione che, circondati dallo scenario delle Dolomiti, rende questo salotto all’aperto il migliore che si potrebbe avere. Due particolarità morfologiche apprezzatissime sono presenti ai lati corti dei campi: su quello ovest c’è una collinetta con panche in cima, cosicché sedendovisi si può assistere agli incontri con favore di visuale; sul lato est c’è invece una strada che scende percorsa spessissimo dai turisti in marcia, i quali non di rado di fermano per ammirare alcuni scambi prima di proseguire per le proprie grate fatiche lungo i sentieri.

Ad accogliere il viandante al circolo “Pesin” (questo il nome) è Fiorello, sempre presente e vigile di fronte ai campi, sempre pronto ad organizzarti una sana ora di tennis con un avversario di pari livello, così come a fornire alla fine una schietta birra che alimenta la conversazione post-partita. Le formalità di rito, al primo incontro, sono per fortuna limitate al minimo: nome, stato di tesseramento, classifica, numero di telefono. La disponibilità è data per scontata, e ci mancherebbe altro. A quel punto, una volta annotato sul registro di Fiorello, è fatta, e non resta che attendere fiduciosi la chiamata. Sì, perché non sarà il circolo, o un organizzatore, o un avversario, che segneranno il tuo imminente avvenire agonistico, ma qualcuno di ben più altolocato di cui senti la voce rispondendo alla chiamata:

“Ciao, è IL TENNIS! Puoi giocare alle quattro, oggi?”

Diamine, quando è il Tennis che chiama, non ci si può tirare indietro! Il tramite con cui ti contatta è la voce cortese e perentoria di Fiorello, ma tu sai che in fondo è davvero il Tennis: circondato da Alpi millenarie che ti osservano, ti par quasi di distinguerlo fra le cime, accompagnato agli altri dèi olimpici, che ti osserva severo, pronto a fulminarti nel caso tu osassi tirarti indietro. Scrutando allora meglio fra le nuvole, così vicine a queste altitudini, ti appaiono i volti gloriosi e sorridenti di Bill Tilden, di Vitas Gerulaitis, di Manolo Santana, di Pacho Gonzales, di Jack Kramer, dei gemelli Doherty, di Suzanne Lenglen… tutti lì intenti ad aspettare la tua risposta attraverso l’etere, la quale non può che essere positiva, perché tu non puoi rifiutare la chiamata de il tennis, non puoi offendere tutte quelle anime immolate alla causa.

Rapito come Elia da un carro di fuoco, o più prosaicamente dal tuo fedele mezzo, ripercorri il tragitto che porta a Lorenzago, di nuovo cerchi di farti largo tra cento e più Tremonti, e lieto giungi al circolo Pesin. Una, due ore di partita con la palla che viaggia veloce nell’aria tersa d’altitudine, e poi una, due birre seduti ai tavoli in buona compagnia, a discutere del più e del meno, oppure a commentare come sta giocando chi è entrato in campo dopo di noi… perché il richiamo del il Tennis ha già raggiunto altri, ed altri ne verranno ancora.

Nel campo a fianco c’è spesso Tommaso, il maestro figlio di Fiorello, perennemente in invidiabili forma fisica ed abbronzatura, intento a far lezione a volenterosi ed a volte un po’ frustrati ragazzini… eh, ci si deve passare tutti, sapete? Anche coi moderni diritti in top-spin e rovesci bimani, a quella fase di crudele e sottile tortura mentale de il Tennis non si scappa!

Eppure, al circolo Pesin di Lorenzago di Cadore tutto, anche questo, appare più sereno, placido e privo di brutture… sarà la maestosa e sempiterna presenza delle cime e dei boschi dolomitici tutt’intorno a confortare l’animo? Dunque sono io, che fatto fossi a viver come bruto, a non riuscire a cogliere appieno l’anima di questi posti… ma sono ben lieto di potervi giocare a tennis.

Seeding

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Andrea Canella
Andrea Canella
2 years ago

Grandissimo articolo. Complimenti Unforgiven79!!!
Dalla lettura mi hai fatto venire voglia di andare a giocarci.
Eh sì come hai ribadito più volte, giocare tra le montagne Dolomitiche, deve essere una sensazione unica.
Eh comunque forse è meglio l’aria d’alta montagna rispetto all’iodio del mare per la pratica del tennis. Poi in riva al mare attenzione alla superficie dove si gioca. Un caro saluto. Andrea

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