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Dinastie Tennistiche

Andrea Canella

Quali sono state le nazioni, capaci di esprimere numeri uno seriali dal 1973, anno in cui si stilò la prima classifica ufficiale conteggiando i punteggi di tutti i tornei ad oggi? Che impatto generale ha sugli apassionati, sulla stampa e sull’opinione pubblica di un determinato paese, il fatto di produrre numeri uno a ripetizione? Analizziamo tutto ciò per mezzo dei numeri registrati fino ad oggi.

Solo cinque nazioni sono state capaci di collocare alla posizione di numero uno, differenti tennisti nell’era open. Si tratta di Stati Uniti, della Spagna, della Svezia, della Russia e dell’Australia. Ottocentonovantasei è il numero di settimane totalizzate dai 6 giocatori Statunitensi che si sono collocati in cima alla classifica del tennis e che risultano essere il primo paese per presenza in vetta al ranking maschile sia per quanto concerne il numero di settimane e sia per quanto concerne i numeri uno di fine anno.

Ripartizione del numero di settimane tra giocatori di una stessa nazione che hanno occupato il numero uno del ranking. Elaborazione AC.

Infatti tutti i sei giocatori Statunitensi sono stati capaci di chiudere pure l’anno da numeri uno. E questo fatto è notevole, dato che considerando i numeri uno di fine anno l’analisi si riduce a sole 3 nazioni, con gli Stati Uniti che hanno collocato 18 volte i loro sei giocatori in cima al ranking (5 Connors, 4 McEnroe, 1 Courier, 6 Sampras, 1 Agassi e 1 Roddick), la Svezia che ha marcato la casella di numero uno 5 volte (2 Borg, 1 Wilander e 2 Edberg) e la Spagna con 6 volte (5 Nadal e 1 Alcaraz).

Posizione di numero uno a fine anno di almeno due giocatori appartenenti alla stessa nazione. Elaborazione AC.

La restrizione di questo club fa si che i numeri uno tennistici, assurgano ad eroi nazionali per i loro paesi, i quali sono sempre alla ricerca di simboli per rinverdire e riplasmare un’identità nazionale sempre più sbiadita, in quanto intrappolata in contenitori costruiti nel passato. Il miglioramento degli spostamenti umani così come pure la capacità di seguire i propri idoli attraverso le piattaforme tecnologiche determinano un’affievolirsi dei simboli nazionali, specialmente in uno sport individuale come il tennis, che annovera solo 3 competizioni annuali a squadre, (oltre alle Olimpiadi) che nel corso del tempo hanno perso peso e smalto rispetto ai 4 majors e ai tornei del circuito ATP. E questo se da un lato determina una spinta dei media nazionali ad esaltare le imprese sportive degli alfieri del proprio paese, dall’altro in uno sport come il tennis si assiste ad uno sganciamento della passione dai valori nazionali, in quanto l’identificazione avviene su un determinato personaggio, non necessariamente rappresentante del proprio paese. Pertanto il fatto di esprimere numeri uno seriali consente alla stampa, alle federazioni nazionali ed agli appassionati di un paese di godere di anni gloria e di non riversare eccessive aspettattive per gli anni a venire, sapendo che il fenomeno potrebbe essere l’eccezione e non la regola. Tuttavia, nel caso di alcune nazioni, alcune regole si sono manifestate con una discreta continuità, probabilmente per il lavoro posteriore delle federazioni nazionali, fatto dopo aver avuto un numero uno o nel caso degli Stati Uniti per aver sfruttato una base di praticanti molto più amplia rispetto ad altri paesi.

Così gli Stati Uniti possono dire di essere passati da Connors a McEnroe, per approdare a Courier, Sampras e Agassi e terminare al momento la parabola con Roddick. La Svezia dopo Borg ha coniato Wilander ed Edberg , mentre la Spagna dopo Moya e Ferrero ha trovato il campionissimo Nadal ed ora Alcaraz. Un analogo discorso potrebbe essere fatto per la Russia e per l’Australia, anche se quest’ultima non versa in un momento particolarmente roseo.

In ogni caso i contenitori nazionali sono funzionali alla narrazione sportiva, indipententemente dall’appartenenza degli eroi al proprio paese o meno, dato che l’identificazione della persona con un paese costituisce anche in tempi moderni, un fattore di stabilizzazione e di tranquillità nel mondo odierno, capace di allentare le ansie dell’instabilità attuale a vantaggio di una narrazione della carta stampata, costantemente focalizzata su identità specifiche e non ibride, nonostante queste ultime comincino ad aprire crepe e squarci nel modelli nazionali, attraverso i noti fenomeni migratori e la costruzione di famiglie pluri-identitarie e multi-etniche.

Seeding

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Unforgiven79
Admin
1 year ago

Bella disquisizione, ma andrei ad incrociarla anche con le n.1 femminili, in quanto anch’esse espressioni di un movimento nazionale in uno specifico periodo storico.
In questo modo verrebbe maggiormente evidenziata la “dinastia” russa del periodo post-Yeltsin, dovuta alla dichiarata passione di quest’ultimo per il nostro sport.
Il suo sostegno contribuì a produrre sì Kalashn… Kafelnikov e Safin, ma anche Safina, Myskina e Sharapova: una vera e propria genìa di cui MADvedev è solo l’ultimo erede.

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